Il club mondiale delle startup da un miliardo di dollari
Da Dropbox a Spotify, passando per Snapchat e Pinterest. C’è anche la tedesca Zalando nella lista delle startup valutate sopra il miliardo di dollari dai venture capital, riassunta nell’infografica creata da Dow Jones VentureSource e il Wall Street Journal. Un club che sta diventando sempre meno esclusivo grazie ai continui finanziamenti che arrivano proprio dai venture capital, le società finanziarie che mettono i soldi nei vari progetti. Un totale di circa una trentina di aziende, tra Stati Uniti, Europa e Cina, sottoposte ai raggi x.
Nonostante qualche omissione – qualcuno ha fatto notare l’assenza, per esempio, di Supercell -, il panorama descritto pone qualche dubbio sulle possibili speculazioni in atto nel settore. Nel peggiore dei casi di una vera e propria bolla, sulla quale gli esperti si interrogano ormai da qualche mese. Basti pensare, solo per citare qualche esempio, che Snapchat, l’app famosa per aver rifiutato offerte miliardarie da colossi come Google e Facebook e valutata 2 miliardi di dollari a novembre 2013, non genera ricavi. In breve: i suoi introiti sono pari a zero e vive solo di finanziamenti.
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Non è un caso isolato. Tumblr (che non è presente nella lista), il social network recentemente acquistato da Yahoo! – che ha pagato 1,1 miliardi di dollari per averlo – ha un peso talmente marginale da non essere citato nemmeno nei conti trimestrali della società di Sunnyvale. O Pinterest, valutata 3,8 miliardi di dollari, di cui ancora non si capisce esattamente il giro d’affari. O, infine, la compagnia di e-commerce Fab.com, 1,2 miliardi di dollari di valutazione, che ha dovuto licenziare oltre 400 dipendenti perché le cose non andavano troppo bene. Insomma, non è tutto oro la startup che luccica.
Ma intanto, nonostante i tanti fallimenti – c’è addirittura chi le registra come StartupOver – la crescita di quello che è uno dei business più diffusi di questo inizio secolo non sembra rallentare. Fare una conta di tutte queste startup, piccole o grandi che siano? Impossibile. O quasi. Per l’Italia ha cercato di farlo Italia Startup. Ben più ambizioso, invece, è il progetto World Startup Report, creato dal giovane imprenditore Bowei Gai (il fondatore di CardMunch, app acquistata in seguito da LinkedIn), che mira proprio ad analizzare, documentare e mettere in comunicazione le startup di tutto il mondo, creando un vero proprio ecosistema. Un itinerario che ha toccato più di 36 città in 29 Paesi lo scorso anno, tra i quali però non figura l’Italia. Non ci resta che aspettare il nostro turno.